Si è già avuto modo di sottolineare quanto sia sempre importante a Sappada mantenere l’anonimato durante il Carnevale. Fondamentale, pertanto, è l’uso della maschera di legno che copre completamente il volto, la lòrve, di cui si è detta l’origine del termine.
Le migliori lòrvn, oltre a celare il volto, sono in grado di modificare anche la voce grazie al particolare modo in cui è scavato il legno, nella parte interna all’altezza della bocca e del mento.
A Sappada, l’uso della maschera lignea svolge ancora un ruolo essenziale perché è ritenuta la sola adatta per prendere parte alle mascherate tradizionali; tutti i partecipanti la usano non tanto per obbedire a regole imposte, quanto, piuttosto, perché la lòrve è sentita da ogni sappadino come un elemento fondamentale della propria tradizione carnevalesca. L’utilizzo delle maschere di plastica o di altro materiale non è mai stato ben visto, se non in occasione del Giovedì Grasso e del No Club, dove è ammessa una maggiore libertà nei travestimenti.
Proprio il forte rapporto che esiste tra la popolazione e le maschere ha fornito lo spunto per una ricerca dedicata alle lòrvn, svolta nel 1987.
Lo studio, che va collocato nell’ambito di una ricerca approfondita sul Carnevale locale, si era posto l’obiettivo di individuare il maggior numero di maschere e quante più informazioni e dati su ciascun esemplare. I risultati della ricerca hanno permesso di fare alcune considerazione e riflessioni, non solo sulle lòrvn ma, anche, sul Carnevale sappadino nel suo complesso.
È possibile mettere in relazione i dati relativi alla produzione delle maschere con avvenimenti storici di grande portata ma anche con la storia stessa del Carnevale di Sappada, che, accanto a momenti di grande vitalità, ha vissuto anche periodi di stanchezza. L’abbondante produzione di questi anni è dovuta sicuramente ad una precisa volontà dei sappadini di voler mantenere il proprio Carnevale in tono tradizionale. Anche una rinnovata passione per l’artigianato e in particolare per l’intaglio del legno, specie da parte delle generazioni più giovani, e un crescente interesse dei mass media nei confronti dei Carnevali tradizionali hanno sicuramente contribuito a incrementare la produzione in tempi recenti.
A Sappada non esistono, o almeno non sono state rinvenute fino a questo momento, maschere molto antiche. Le maschere presenti in paese per le quali è stato possibile attribuire una datazione, seppur approssimativa, non sono anteriori agli ultimi anni dell’Ottocento. Ciò può essere attribuito al fatto che in passato le maschere erano unicamente funzionali al Carnevale e non si attribuiva loro un grande valore, al di là dell’utilizzo nel Carnevale. Dunque, una volta rovinata o non più ritenuta adatta, la lòrve, il più delle volte, veniva gettata nel fuoco, sostituita da una nuova. In paese, quasi tutti gli uomini erano in grado, con un pezzo di legno locale e pochi attrezzi, di prepararsi una maschera.
Si è già detto, inoltre, che in passato era diffusa l’abitudine di nascondere il volto con un velo, in particolar modo per le donne.
Molti spiegano la mancanza di esemplari antichi con i numerosi incendi che hanno colpito nel corso del tempo le varie borgate, distruggendo le case e tutto ciò che vi si trovava. È bene anche ricordare che collezionisti, antiquari o semplici turisti possono, nel corso degli anni, aver portato via dal paese le maschere più vecchie, che può ancora capitare di trovare nei mercatini antiquari di città lontane.
È anche probabile che alcune lòrvn antiche siano rimaste in casa, ben custodite dai gelosi proprietari.
Ieri come oggi, le maschere sono sempre state oggetto di un fitto scambio; per garantire meglio l’anonimato ed evitare che si potesse risalire all’identità del mascherato tramite la lòrve, difficilmente si indossava più volte la stessa maschera. In paese si mormora che, soprattutto in passato, alcune di esse non sempre abbiano ritrovato la… strada di casa
I volti del Carnevale, risultato della catalogazione del 1995.